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lundi 29 juin 2009

Resistenza

Quando avevamo potuto leggere cosi tanto e mischiare le note di tutti tra i libri , poi tra le voce ascoltate dappertutto, aviamo cercato a scrivere la nostra communicazione del congresso. Ma quel sforzo sta poco a poco crescendo durante dei giorni che ci ha fato angosciare terribilmente in fronto della data fermata per concludere. Vedevamo tutte teste straniere e cosi poco definite. A che parlare? Di che parlare nel caso clinico e quindi in un testo corto soltanto di qualche pagine. Pero c'è precisamente questo scelto tra tante foglie a scrivere che ci angosciavamo. Le linee passano davanti noi, poi fugino fino a cadere nel vuoto della camera dove si scrive. Soltanto due linee, poi ancora due, ed ancora due... C'è ne va cosi tanto dell'anima. Cosi abbastenza velocimente si disegna il conturno, il scheletro dell'uomo testo. Ma la carne non viene. Spesso se ne va di nascosto. Quindi si sviluppa un poco tra l'impressione nuova leggendo. Nell'oscurità della camera, la paura, la grande paura del passaggio ci invade come degli serpenti della Meduse. Al posto di quella quà, cerchiamo ancora troppo alla cieca, stando sempre vigile, svegliando.
...

jeudi 11 décembre 2008

Lin'guistic one

Sta mattina ero tanta stanca ...
Che non ho ascoltato il mio risveglio. Infine sento che ci suona alla porta. Balso in piedi, ero in sonno profondo, in sogno delicioso "con troppo di nutrimento a mangiare". Vado parlare all'interfono e chiamare "un momento per favore" ! Era la paziente che venga sempre a quest'ora ma al momento quà, non mi riccordevo più di niente. Che vergogna ...
Ci sono cosi dei momenti molto brevi dove non sappiamo in quale realità siamo stati. Oggi c'è il giorno il più corte dell'anno. Fa brutto tempo per il solstizio d'inverno. Sono in mancanza di vitalità forse da due settimane ...
Spaventosa dalla confusione in me delle voce dal sogno e della voce dalla paziente, sono invischiata nella nebbia delle parole che fluttuano nel mio spirito come dei pezzi di relitto sul mare ...
Dove sono quando entra la paziente, quando si stende sul divano ? Non lo so ma devo ascoltarla dirmi "che cosa ci accaduta per lei ? ero angosciata, ho sentito la voce di un'uomo, non capiscevo niente"... Una voce d'uomo ? Come mai ? Quindi una parola poetica ci impore a me in un'altra lingua e penso "his voice returned" ! Il precosciente della mia paziente che lavora bene, ha tutto capito. Ma io gli ho prestato il mio, col secorso della poesia incontrata, perlaborata in me, lingua del materno tra la madre e l'infante ? Questa quà, tra l'incosciente e la conscienza stando nel momento preciso d'un tempo sospenduto dove non c'è più ne tempo ne luogo, dove tutto è presente quà, confonduti tra la realità d'ieri, il sogno e la realità d'oggi....
Come la poesia potrebbe parlare dell'incosciente?
Se no attraverso i prescocienti incontrandosi e muovendosi, il suo, il tuo, il mio, il loro !
Sentite parlare di poesia dalla psichanaliste famosa della nostra Socièta Julia Kristeva
E per illustrare l'eco della prelingua tra madre e figlio sentite la canzona ...